Elon Musk, magnate della Silicon Valley, è una figura di imprenditore che ha assunto tratti quasi mitologici: self made man, geniale innovatore, visionario e grande comunicatore.
Personaggio capace di un’estenuante autopromozione ha stregato ampi settori della “nerd culture”e gli stessi media mainstream: promette di creare sistemi di trasporto ultraveloci, il loophole, di rilanciare la corsa allo spazio con Space X e i progetti di colonizzazione di Marte, di diffondere l’uso dell’auto elettrica con Tesla Motor – scegliendo di chiamare la sua azienda appunto come il grande inventore e scienziato del secolo scorso – ha creato uno dei sistemi di pagamento online più usati al mondo con PayPal.
In realtà, Musk è fondamentalmente uno spregiudicato robber baron del ventunesimo secolo, sicuramente geniale, anche se con dei limiti di cui diremo più avanti, all’interno delle premesse implicite proprie del modo di produzione capitalistico.
La fabbrica di automobili Tesla va avanti grazie a profonde infusioni di fondi pubblici, ha pesantissimi ritardi nelle consegne, vive grazie alla pubblicità, e, nostante quanto Musk e i suoi pretoriani senza farro si ostinano a ripetere, non sarà in grado di mettere nemmeno una pezza alla crisi ambientale generata dal capitalismo stesso, visto il costo ambientale delle batterie al litio e l’insostenibilità insita nei mezzi di trasporto individuali diffusi a livello di massa.
Progetti di trasporto pubblico come il Loop Hole, tunnel sottovuoto per permettere il viaggio a velocità elevate di treni, non sarebbero certo in grado di risolvere il problema della congestione dovuto al pendolarismo in aree urbane ad altissima densità abitativa: i sistemi di trasporto locali richiedono molte fermate, cosa incompatibile con velocità elevate – sempre che non ci si voglia divertire a spaccare le ossa dei viaggiatori con ripetute sollecitazioni G positive e G negative – e il pendolarismo è una diretta conseguenza dell’organizzazione irrazionale e non pianificata dello sviluppo urbano.
Ma andiamo oltre: Musk, negli ultimi mesi, ha fatto parlare di sé per comportamenti sempre più bizzarri, ad esempio fissare arbitrariamente il prezzo delle azioni di Tesla a 420$, in omaggio al consumo di cannabis (420 è utilizzato come sinonimo di marjuana da certe subculture di internet), atto che ha causato un mezzo terremoto in borsa, spaventato gli investitori, e causato l’intervento dell’agenzia di vigilanza federale sulla finanza. La classe dominante nel suo insieme deve pur difendersi in qualche modo da comportamenti bizzarri dei suoi singoli membri.
Ah, ovviamente, il libertariano Musk – che politicamente si dichiara tale pur finanziando sia i democratici che i repubblicani e non disdegnando di sedere per più di un anno un board dell’amministrazione Trump – è assolutamente favorevole al consumo di sostanze psicotrope per sé stesso, anche durante le interviste in diretta, ma nelle fabbriche Tesla i test antidroga selettivi sono utilizzati per colpire i lavoratori sindacalizzati. Il nostro è infatti anche un discreto campione di pratiche antisindacale nelle sue aziende.
Ma, forse, l’apoteosi dell’irrazionalità di questo imprenditore la si può apprezzare al meglio nel lancio nello spazio, con fini puramente pubblicitari, di una macchina elettrica Tesla grazie a un vettore Space X. Ora, per quanto i vettori Space X siano effettivamente un gioiello della tecnica, essendo riutilizzabili e non monouso come i vettori tradizionali – e questo grazie agli ingegneri e ai tecnici che li realizzano, di certo non grazie a Musk – bruciare qualche tonnellata di propellente per razzi per mettere in orbita un’automobile e farsi uno spot pubblicitario non è esattamente una pratica ambientalmente sostenibile. D’altra parte noi vecchi gufi sosteniamo da tempo che il capitalismo verde non è altro che un’elaborata pagliacciata.
Questo breve excursus su questo moderno robber baron per dire cosa? Per ricordarci che il capitalismo, per quanto dotato di un certo grado di coerenza interna, è un modo di produzione tutt’altro che razionale, che non potrà mai risolvere le contraddizioni che ha generato, e che dalla crisi ambientale non si uscirà grazie alle trovate di qualche “genio” dell’imprenditoria. Nessun Musk ci salverà, ci salveremo da soli.
lorcon